La vita di Mademoiselle Lenormand, a cui si deve l’omonimo gioco di carte, è degna di un romanzo di appendice, ricca com’è di eventi a dir poco incredibili. Marie-Anne-Adélaïde Lenormand ebbe infatti un’esistenza particolarmente avventurosa, anche se non fu benedetta dal dono dell’avvenenza.
Nata il 27 maggio 1772 ad Alençon, figlia di un commerciante di stoffe e di una donna di umili origini, rimane orfana in tenera età, ma riceve un’ottima educazione presso l’Abbazia reale delle Benedettine di Alençon. Inizia a manifestare già a sette anni la sua attitudine divinatoria, predicendo il futuro alle sue compagne. Un destino segnato il suo: la piccola è battezzata come la sorella morta appena nata nel 1768. Una vecchia credenza popolare vuole infatti che l’anima di un bambino morto si trasmetta al bambino che ne porta lo stesso nome e questo doni al nuovo nato facoltà divinatorie.
La giovane Lenormand si dimostra fin dalla giovane età molto curiosa verso l’apprendimento, in particolare delle lingue, della pittura e delle lettere. Ma la sua materia preferita è sicuramente la divinazione. Con notevole perplessità da parte delle suore, nel 1781, predice il nome della nuova badessa del convento.
Nel 1790 si trasferisce a Parigi, dove lavora per un certo periodo in una lavanderia. Qui l’incontro fatale con l’indovina Madame Gilbert. La donna si dice abbia lo stesso cognome da nubile della madre della Lenormand. Una predestinazione? Forse. Sicuramente la Gilbert è un’ottima maestra e le insegna i primi rudimenti della divinazione tramite i Tarocchi di Eteilla. In soli tre anni, la Lenormand supera la sua mentore e apre un vero e proprio “studio di chiaroveggenza” , mascherato dietro l’insegna di una libreria, in cui incontra personaggi importanti, come Marat, Robespierre e Saint-Just, ai quali predice una morte violenta. La Lenormand usa per i suoi oracoli le classiche carte francesi, a cui a volte aggiunge delle annotazioni. Ciò non toglie che negli anni successivi alla sua morte, saranno pubblicati diversi giochi di carte illustrati, con i nomi di “Jeu de Mademoiselle Lenormand”, “Grand Lenormand” o “le Petit Lenormand”. La sua fama la rende sospetta al Comitato di Pubblica Sicurezza di Vadier, che la fa arrestare nel 1794. Anni dopo la Lenormand affermerà di essere stata incarcerata per aver predetto la morte di Luigi XVI. Dopo la sua liberazione la sua celebrità decolla e i personaggi dell’epoca fanno letteralmente a gara per avere la possibilità di ascoltare le sue predizioni. Di grande supporto è senza dubbio la fiducia che ripone in lei tale Marie-Josèphe-Rose Tascher de La Pagerie, vedova Beauharnais, futura moglie del generale Bonaparte e nota ai posteri come l’imperatrice Joséphine. La Lenormand apre quindi uno studio in un bellissimo appartamento al n. 5 di rue de Tournon, nel Faubourg Saint-Germain, dove si dedica alla divinazione tramite quelli che lei chiama il “petit jeu” e il “grand jeu,” oltre che alla lettura dei tarocchi e dei fondi di caffé, alla chiromanzia, la negromanzia e l’astrologia.
Ormai nota come “la Sibilla del Faubourg Saint-Germain”, riceve personaggi di grande fama, come lo stesso Napoleone. Tuttavia quest’ultimo la fa arrestare in due occasioni, nel 1803 e nel 1809 con l’accusa di tradimento. Pare che il vero motivo risiedesse nel fatto che la sibilla avesse formulato alcune previsioni compromettenti, su tutte la caduta di Napoleone e la restaurazione dei Borboni. E cosa ancora più grave avesse l’abitudine di scrivere le sue predizioni. La Lenormand, dal fervente animo monarchico, gradisce particolarmente il ritorno dei Borboni ed è consultata da regnanti illustri come lo stesso Luigi XVIII e lo zar Alessandro.. Tuttavia, dopo l’assassinio, Il 14 febbraio 1820, del Duca di Berry, erede al trono, è costretta a emigrare a Bruxelles, dove viene arrestata nel 1821 con l’accusa di spionaggio, per le sue idee opposte alla nuova politica. Viene liberata solo dopo molti anni, nel 1830, dopo un processo per stregoneria. Dopo la Rivoluzione di luglio, la Lenormand si ritira a vita privata e mette il suo talento al servizio unicamente delle sue amicizie. Muore a Parigi il 25 giugno 1843, all’età di settantuno anni, per l’incuria di un medico, smentendo la sua stessa predizione che l’avrebbe voluta trapassare ultracentenaria. Lasciò una notevole fortuna ai figli dei fratelli e fu sepolta nel cimitero di Père-Lachaise.
La Lenormand lascia varie opere letterarie, tra cui le celebri Memorie storiche e segrete dell’Imperatrice Joséphine (1827) e diversi opuscoli politici. Nel 1823 pubblica il prospetto di un Album de Mlle Lenormand, mis en ordre et enrichi de manuscrits autographes, de commentaires, de notes biographiques sur la Révolution, che doveva essere una sorta di una galleria di quadri dei migliori sindaci che rappresentavano le disgrazie o le gesta della famiglia Borbone.